Craig Ellwood, all’anagrafe Jon Nelson Burke, nasce nel 1922. La fama di Ellwood si deve al Case Study House Program, l’esperimento edilizio promosso a partire dal 1945 dalla rivista Arts and Architecture diretta da John Entenza. Una vicenda straordinaria per la cultura architettonica americana, il cui esito fallimentare, dovuto alla difficoltà di reperire committenti, non ne scalfisce l’immagine d’avanguardia. Ellwood si afferma proprio in quegli anni, costruendo abitazioni con telai d’acciaio semplici. Negli anni Sessanta sarà molto noto per aver progettato una nuova tipologia di casa a ponte. La sua biografia, romanzesca, è costellata di scelte poco chiare e affascinanti decisioni, tra le quali spicca senza dubbio il suo cambio di nome, da Jon Nelson Burke a Craig Ellwood, originalmente nome della società che aveva fondato con altri due soci e che era fallita piuttosto rapidamente. Personaggio dai contorni sfocati, Ellwood abbandona gli Stati Uniti in un momento di crisi e si trasferisce in Italia, dove affronta un nuovo cambio di identità. Insieme alla sua ultima e giovane compagna, diventa pittore, dedicandosi all’arte a tempo pieno. Le opere di proprietà della BCC ben testimoniano lo stile dell’artista, dedito a un minimalismo elegante, basato sulla monocromia del colore e su un uso intelligente della linea, che introduce da una parte dinamicità e dall’altra una dimensione spaziale nella composizione.
|